Il telefono vibra, guardi lo schermo e compare un prefisso che non ti aspetti: +44, +46, +34. Negli ultimi tempi molti utenti hanno iniziato a vedere questi numeri e la reazione è sempre la stessa: confusione e fastidio. Dietro allo schermo non c’è un caso: è il frutto di una catena di cambiamenti tecnici e regolatori che ha obbligato i call center illegali a cambiare tattica. Chi riceve la chiamata percepisce soltanto il risultato, ma dietro c’è un sistema che prova a tenere testa alle frodi e che, allo stesso tempo, costringe i truffatori a spostare l’inganno oltreconfine.
Cosa è cambiato con il filtro Agcom
Di recente l’autorità per le comunicazioni ha attivato una fase più severa del filtro anti-spoofing, un meccanismo pensato per impedire che una chiamata falsa si presenti come se provenisse da un numero nazionale. La rete ora verifica tre elementi fondamentali: l’esistenza effettiva del numero, l’operatore a cui è assegnato e la presenza in roaming internazionale. Quando anche uno solo di questi controlli fallisce, la chiamata viene interrotta. L’obiettivo è semplice: bloccare le chiamate che si spacciano per numeri italiani e che fino a poco tempo fa riuscivano a ingannare molti utenti.

I dati forniti parlano chiaro: secondo Agcom in poche giornate sono state filtrate milioni di chiamate provenienti da numeri italiani falsificati, e un operatore coinvolto stima che la quota di traffico illecito bloccato si collochi tra il 50% e il 90%. Un effetto immediato è stato il calo delle telefonate moleste per molti utenti, soprattutto per chi riceveva ripetute telefonate con numeri “mascherati”. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la misura tutela anche gli abbonati onesti, ma non può fermare tutto: lo schema ha semplicemente spinto chi chiamava a cambiare campo.
Perché le chiamate straniere sono aumentate e come difendersi
Una volta diventato difficile fingere numeri nazionali, i centri fuori dall’Italia hanno iniziato a mostrare il loro prefisso internazionale reale. Il filtro applicato su reti nazionali non può intervenire su chiamate autenticamente estere senza un coordinamento tra paesi; per questo motivo gli schermi dei telefoni hanno ricominciato a mostrare prefissi esteri visibili, più riconoscibili ma non per questo meno insistenti. Il risultato è che schemi già noti, come il vishing e il meccanismo del Wangiri, sono tornati in primo piano: conversazioni costruite per sottrarre dati o squilli volti a spingere alla richiamata verso numeri a tariffa maggiorata.
Non rispondere a numeri sconosciuti resta la regola più pratica, anche se non sempre applicabile per chi ha turni o reperibilità. Per chi vuole proteggersi senza rinunciare alla disponibilità ci sono soluzioni concrete: gli operatori offrono l’attivazione del blocco delle chiamate internazionali via app, assistenza o codici operatore; esistono app di identificazione come TrueCaller, che però richiedono accesso a rubrica e storico chiamate con implicazioni sulla privacy. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che anche Android e iPhone permettono di bloccare manualmente singoli numeri o interi prefissi direttamente dalle impostazioni, una barriera semplice ma efficace contro le chiamate insistenti.
La crescente efficacia dei filtri nazionali mostra quanto il confronto tra controllo e aggiramento sia dinamico: la tecnologia può ancora fare molto, ma resta fondamentale l’attenzione quotidiana degli utenti. Alla fine, la scena resta la stessa sulla schermata di molti italiani: un numero straniero che suona e la decisione, spesso istintiva, di non rispondere a un’altra chiamata indesiderata.
