In cucina e in bagno c’è un piccolo oggetto che pochi igienizzano come dovrebbero: sei tra questi?

In cucina e in bagno c’è un piccolo oggetto che pochi igienizzano come dovrebbero: sei tra questi?

Franco Vallesi

Novembre 30, 2025

Un lavello pieno di piatti, una spugna umida appoggiata a lato e quel leggero odore che si insinua nell’aria: è una scena comune in molte cucine e bagni delle case italiane. Dietro quell’immagine c’è però un problema pratico e sanitario: le spugne usate per lavare piatti e superfici si trasformano in poco tempo in ambienti favorevoli alla proliferazione di batteri e germi se non vengono trattate con cura. Esistono decine di metodi — dall’uso di aceto, bicarbonato o succo di limone fino alla candeggina, all’acqua ossigenata o a cicli caldi in lavastoviglie e lavatrice — ma nessuno di questi sostituisce la necessità di sostituire le spugne quando diventano inefficaci. Un dettaglio che molti sottovalutano: anche la corretta asciugatura influisce tanto quanto la disinfezione.

Quando sostituire le spugne

La durata di una spugna dipende dall’uso: in una famiglia dove si lavano piatti più volte al giorno la raccomandazione generale è di cambiarla con regolarità e più spesso rispetto a chi usa la spugna saltuariamente. In termini pratici, molti esperti suggeriscono una sostituzione ogni una o due settimane per le spugne usate quotidianamente; per un utilizzo sporadico, la finestra può allargarsi fino a un mese. Se la spugna appare visibilmente usurata, sgualcita o emana un odore persistente, è meglio eliminarla subito: non conviene cercare di recuperarla con ulteriori trattamenti.

In cucina e in bagno c’è un piccolo oggetto che pochi igienizzano come dovrebbero: sei tra questi?
Una spugna da cucina gialla e verde, spesso veicolo di batteri, necessita di un’accurata igienizzazione per la salute domestica. – leggonewsletter.it

Un aspetto spesso trascurato riguarda gli utenti più vulnerabili: persone immunodepresse, anziani e bambini possono correre rischi maggiori se gli strumenti di pulizia non sono mantenuti adeguatamente. Per questo in contesti con persone fragili è prudente preferire ricambi più frequenti e materiali che assorbano meno i residui. Inoltre, scegliere spugne con trattamento antibatterico o spugne lavabili può ridurre la necessità di sostituzioni troppo ravvicinate, anche se non elimina del tutto il problema.

Infine, osservare la routine quotidiana aiuta a decidere: se la spugna perde forma o efficacia nel rimuovere lo sporco è un segnale chiaro che il momento del ricambio è arrivato. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è il peggioramento degli odori, spesso legato a secchezza e raffreddamento più lenti dopo l’uso.

Come lavare e igienizzare correttamente

Pulire la spugna dopo ogni utilizzo con acqua calda corrente e un po’ di sapone delicato è il primo, indispensabile passaggio. Questo rimuove residui visibili e grasso, ma non è sufficiente per eliminare la carica microbica che si accumula nel tempo. Per una pulizia più profonda si possono usare ammolli in acqua calda con l’aggiunta di bicarbonato, succo di limone o una piccola quantità di sapone di Marsiglia; l’aceto diluito è efficace per neutralizzare odori. Questi rimedi domestici sono pratici nella vita quotidiana e riducono la proliferazione batterica.

Per l’igienizzazione periodica esistono opzioni più incisive: cicli a 60 gradi in lavatrice, un passaggio ad alta temperatura in lavastoviglie (posizionando la spugna nel cestello superiore), l’immersione e l’esposizione al microonde per un paio di minuti in acqua calda — purché la spugna non contenga parti metalliche — o la bollitura in acqua per circa cinque minuti. Alcuni scelgono soluzioni contenenti circa il 10% di candeggina per un ammollo di mezz’ora, seguita da risciacquo abbondante; altri preferiscono l’acqua ossigenata come alternativa meno aggressiva su certi materiali.

Un punto pratico: qualunque sia il metodo adottato, la regola successiva è asciugare la spugna alla perfezione. L’umidità residua favorisce il ritorno dei batteri, quindi posare la spugna su un supporto che favorisca il deflusso e l’aerazione cambia molto più di quanto si pensi. Un fenomeno che in molti notano: spugne lasciate in ciotole o angoli umidi peggiorano rapidamente rispetto a quelle esposte all’aria.

Errori comuni e buone abitudini da adottare

Un errore frequente è usare la stessa spugna per tutto: lavare piatti, pulire superfici della cucina e poi passare al bagno aumenta il rischio di contaminazione incrociata. Meglio destinare spugne diverse a compiti diversi — una per i piatti, una per i piani di lavoro e una per il bagno — e marcarle o tenerle in contenitori separati. Altro errore è usare la spugna per raccogliere i succhi della carne cruda; in quel caso è preferibile un monouso o cambiarla immediatamente.

Tra le buone pratiche: risciacquare sempre la spugna subito dopo l’uso, strizzarla bene e lasciarla ad asciugare in posizione verticale su un supporto che eviti ristagni. In contesti dove si desidera limitare lo smaltimento e i costi, le spugne lavabili e riutilizzabili sono una scelta valida, purché sottoposte a cicli di lavaggio regolari. Un dettaglio che molti sottovalutano: non tutte le superfici sopportano lo stesso tipo di spugna; per piani delicati è preferibile materiale non abrasivo.

Infine, informarsi sulle differenze di materiali aiuta a scegliere: spugne in cellulosa assorbono molto ma si deteriorano; modelli in microfibra si asciugano più rapidamente; alcune sono pensate per essere lavate in macchina decine di volte. Chi vive in città nota spesso che la rapidità di asciugatura diventa un criterio pratico di scelta per ridurre gli odori e la proliferazione batterica. La conseguenza concreta è che una gestione attenta delle spugne riduce sprechi, migliora l’igiene domestica e protegge le persone più fragili in casa.

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