La casa rischia di perdere anima e calore? Ecco come la tecnologia sta cambiando ogni spazio

La casa rischia di perdere anima e calore? Ecco come la tecnologia sta cambiando ogni spazio

Matteo Casini

Novembre 27, 2025

Salone vuoto, stand rimandati e un progetto pensato per le stanze di una casa che sarebbe diventata improvvisamente il centro della vita quotidiana. Dietro l’idea non c’era solo tecnologia, ma studi sul comportamento: antropologi e psicologi inviati in quattro paesi per osservare come la gente vive gli spazi domestici. La domanda che ha guidato il lavoro è semplice e concreta: la tecnologia deve rendere l’abitazione più funzionale o la deve trasformare nel caos dei dispositivi? A rispondere, con un approccio pratico, è chi ha curato il progetto: Monica Dalla Riva, responsabile del design e dell’esperienza cliente per Deutsche Telekom. Il piano era portare al Fuorisalone tre ambienti prototipo che uniscono estetica e funzioni digitali; poi la pandemia ha cambiato i tempi e il modo di raccontarli.

La casa come laboratorio del digital lifestyle

Il punto di partenza del lavoro è stato trasformare l’osservazione in soluzioni concrete: non oggetti isolati, ma ambienti che funzionano come sistemi integrati. Il team ha immaginato tre stanze tipo, pensate per coprire attività diverse — dalla cucina al lavoro domestico fino al tempo libero — e ha puntato su un principio preciso: la tecnologia deve essere percepita come supporto, non come ingombro visibile. Questo approccio prende il nome di Digital Lifestyle e si basa su prototipi sviluppati nel centro di ricerca e sviluppo di Bonn. Il risultato non è un catalogo di gadget, ma un insieme di soluzioni che cercano la continuità tra estetica e funzione.

La casa rischia di perdere anima e calore? Ecco come la tecnologia sta cambiando ogni spazio
La casa rischia di perdere anima e calore? Ecco come la tecnologia sta cambiando ogni spazio – leggonewsletter.it

Un dettaglio che molti sottovalutano: nelle case si accumulano apparecchi e cavi che rompono l’unità dell’arredamento. Per questo i prototipi danno priorità a integrazione e ordine, con dispositivi che dialogano tra loro e si nascondono nel contesto. I progettisti hanno lavorato con studi di design esterni per arrivare a interazioni fluide: comandi vocali, sensori contestualizzati, elementi che si attivano solo quando servono. L’obiettivo pratico è restituire alla persona il controllo sugli spazi senza richiedere attenzione continua ai dispositivi.

Non si tratta di togliere tecnologia, ma di ripensarla come strumento domestico. Così il prototipo cucina diventa spazio per ricette guidate e gestione ingredienti, il living si trasforma in scena per gaming o videochiamate con supporti che non deturpano l’arredo, mentre lo studio integra strumenti di produttività senza ingombri visibili. Un fenomeno che in molte città si nota già: la casa è passata da luogo privato a spazio multifunzione, e la progettazione lo segue.

Cambiare la progettazione dopo il lockdown

La crisi sanitaria ha accelerato comportamenti che erano già in corso: più tempo a casa, lavoro distribuito, una convivenza costante tra impegni professionali e vita privata. Da questo sono nate richieste nuove verso prodotti e servizi: maggiore semplicità d’uso, meno ingombri, integrazione reale con l’arredamento. Nel concreto, Deutsche Telekom ha spostato rapidamente migliaia di dipendenti in smart working, sperimentando modalità digitali di collaborazione e mantenendo vivi i processi creativi attraverso eventi e pratiche condivise.

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la crescita dell’uso domestico di strumenti professionali: dalla webcam al microfono, dalla consolle al monitor esterno. Questo ha messo in evidenza il problema dei cavi e della disorganizzazione, non solo dell’estetica ma anche della fruibilità degli spazi. Per rispondere, i gruppi di lavoro hanno incrementato le ricerche su come ridurre l’impatto visivo della tecnologia e su come semplificare l’esperienza utente in case diverse per dimensione e distribuzione geografica.

La conseguenza pratica è un ripensamento degli investimenti: meno prodotti stand-alone e più soluzioni pensate per la vita quotidiana. Si studiano interfacce che funzionano con routine domestiche, automazioni che rispettano la privacy e formati che si adattano agli spazi tipici in Italia e nel Nord Europa. Un fenomeno che in molti settori è già evidente è la perdita della barriera netta tra vita digitale e vita fisica, e per questo il design non può limitarsi a declinare gadget: deve capire come si vive ogni stanza e intervenire su misura.

Fiere ibride e prodotti che tornano all’abitare

La cancellazione di eventi fisici ha imposto una domanda semplice: come si racconta un prodotto pensato per lo spazio domestico se non si può farlo vedere dal vivo? La risposta che emerge è l’ibrido: per molti operatori le fiere non spariranno, ma saranno ripensate con componenti digitali che amplificano l’esperienza. Questo cambia anche il modo in cui le aziende selezionano le manifestazioni a cui partecipare e come presentano le novità.

Un fenomeno che in molti notano è la richiesta di qualità piuttosto che quantità: in alcuni settori si discute di produrre meno, ma con maggiore attenzione al ciclo di vita dei prodotti. Nel mondo del design questo si traduce in oggetti pensati per durare e per integrarsi con gli ambienti domestici. Europa e mercati locali mostrano segnali di ripresa, e le imprese puntano su un dialogo più stretto con i consumatori per comprendere le nuove priorità.

Un dettaglio che molti sottovalutano: la socialità digitale ha reso visibili pratiche comuni (dalle cene con ingredienti inviati al team alle sessioni di lavoro condivise), e questo influenza le soluzioni progettuali. Per le aziende significa sviluppare sia componenti fisiche ben disegnate sia servizi digitali che migliorano il tempo passato a casa. L’esito pratico è una casa dove la tecnologia si fa discreta: meno cavi in vista, meno scatole elettroniche, più dispositivi che si integrano con il mobilio. Chi vive in piccoli appartamenti lo nota ogni stagione: l’abitare cambia, e il progetto tecnologico si adatta confermando che le stanze contano più che mai.

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