Professioni digitali: ecco le 9 figure che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro nel 2025

Professioni digitali: ecco le 9 figure che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro nel 2025

Matteo Casini

Novembre 25, 2025

Si vedono annunci che restano aperti per mesi, meeting interni dove si parla di “skill gap” e giovani che seguono corsi serali per cambiare carriera: la trasformazione digitale non è più un’ipotesi, è una presenza quotidiana nei processi aziendali. Le imprese cercano profili con competenze molto specifiche, mentre molte scuole e università faticano a tenere il passo. La domanda di figure digitali cresce in ogni settore — non solo nell’IT — e questo spinge chi si affaccia al mercato del lavoro a scegliere percorsi formativi mirati. Un dettaglio che molti sottovalutano è che non basta conoscere gli strumenti: serve anche saper applicare le competenze in contesti aziendali reali.

Mercato e il problema del mismatch

La spinta verso la digitalizzazione in Italia è sostenuta da piani pubblici e investimenti che mirano a diffondere competenze diffuse nella forza lavoro. Il PNRR e le strategie europee puntano a un obiettivo chiaro: aumentare la base di competenze digitali di tutta la popolazione attiva. Allo stesso tempo, le indagini di settore mostrano numeri concreti: oltre 245.000 offerte legate all’ICT registrate in certi periodi, ma solo una parte dei candidati possiede i titoli o l’esperienza richiesti. Questo crea il cosiddetto mismatch, cioè domanda elevata e offerta non adeguata.

Professioni digitali: ecco le 9 figure che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro nel 2025
Professioni digitali: ecco le 9 figure che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro nel 2025 – leggonewsletter.it

I dati rendono l’idea del divario: meno della metà degli adulti ha competenze digitali di base, solo una quota molto limitata dei laureati proviene da corsi ICT e molte aziende non investono abbastanza in formazione interna. Il 46% degli adulti con competenze minime, 1,4% dei laureati in discipline ICT e quasi 42% di imprese che dichiarano difficoltà nel reperire profili specializzati sono segnali che non si risolvono da soli. Un fenomeno che in molti notano soprattutto nelle grandi aree urbane è la forte competizione sui profili più tecnici.

Per questo motivo la formazione continua e i percorsi professionalizzanti ( ITS, master, certificazioni tecniche ) sono spesso la strada più pratica per colmare il gap. Formazione e certificazioni non sono garanzia automatica, ma aumentano sensibilmente le possibilità di inserimento e crescita professionale.

Le figure più richieste e come orientarsi

Le aziende cercano una rosa di professioni ricorrenti: dalla sicurezza informatica al machine learning, dal design dell’esperienza utente alla gestione di canali e-commerce e campagne pubblicitarie. Tra le figure più richieste emergono il Cyber Security Specialist, il Data Analyst, l’AI/Machine Learning Engineer, il Cloud Engineer, il Web/UX Designer, l’E‑commerce Manager, il SEO Specialist, il SEM Specialist e il Community Manager. Ognuna ha compiti distinti ma spesso intersecati: protezione dei dati, analisi del traffico, progettazione dell’interfaccia, automazione dei processi, promozione a pagamento e gestione delle comunità online.

Sul piano retributivo e della domanda, profili come il Cyber Security Specialist e il Machine Learning Engineer tendono ad avere medie salariali più alte, mentre ruoli come Community Manager o SEO Specialist hanno range più contenuti ma grande diffusione nelle PMI. È importante considerare che i numeri salariali variano molto in base all’esperienza, alla dimensione dell’azienda e alla regione. Un dettaglio che molti sottovalutano è il valore delle esperienze pratiche: progetti reali, stage e portfolio contano più di molte certificazioni se non accompagnate da applicazioni concrete.

Per orientarsi conviene puntare su una combinazione: una base teorica (laurea o corso ITS), certificazioni tecniche quando utili (per esempio in cloud, security, analytics), e soprattutto un portfolio di progetti o uno stage che mostri risultati misurabili. Competenze trasversali come la capacità di lavorare in team, la comunicazione chiara e l’apprendimento continuo restano decisive per passare dall’annuncio al contratto.

Come muoversi: consigli pratici e conclusione

Scegliere una professione digitale oggi significa valutare tre aspetti: domanda di mercato, affinità personale e percorso formativo disponibile. Specializzarsi in un ambito molto richiesto aumenta le probabilità, ma è utile anche sviluppare competenze complementari: un Data Analyst con basi di cloud o un SEO Specialist con conoscenze di analytics diventano profili più appetibili. Investire in certificazioni rilevanti (cloud, security, ads) è sensato se accompagnato da casi pratici nel proprio curriculum.

Per entrare nel mercato, molte persone sfruttano percorsi alternati: corsi serali, bootcamp, stage in aziende e micro-progetti freelance. Cercare opportunità in settori diversi — retail, logistica, pubblica amministrazione — aiuta a trasformare le competenze digitali in valore concreto. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che anche realtà territoriali più piccole cercano sempre più spesso competenze digitali per modernizzare processi produttivi e commerciali.

Infine, non si tratta solo di seguire mode tecnologiche ma di costruire capacità trasferibili: progettare soluzioni, analizzare dati, proteggere sistemi e comunicare con precisione. Formazione, esperienza pratica e networking rimangono i tre pilastri per avanzare. Il risultato pratico è già visibile: in molte imprese italiane la domanda per questi profili cresce, e chi investe con metodo in questi percorsi trova più facilmente spazio nel mercato del lavoro.

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